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Spondilartrosi vertebrale deformante, osteofitosi nel cane

Creato il 07 settembre 2011 da Olikos

Patologia: Spondilartrosi vertebrale deformante, osteofitosi

Animale: Cane, pastore tedesco, maschio,  di 11 anni.

Autore: Dr. David Bettio

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Spondilartrosi vertebrale deformante, osteofitosi nel cane

RX latero-laterale tratto lombo-sacrale

La spondilosi deformante (SP) è una malattia degenerativa a carico dei dischi intervertebrali localizzata, in particolare, a livello delle vertebre lombosacrali, che porta alla formazione di osteofiti (proliferazioni ossee) con fusione delle vertebre e diminuzione d’elasticità della colonna vertebrale. A ciò consegue una pseudoartrosi dovuta alla contiguità delle formazioni di osteofiti nei due corpi vertebrali adiacenti e della conseguente infiammazione dei tessuti circostanti (osteomielite artrosica). La malattia può avere un decorso asintomatico, o altresì, presentare dei sintomi che variano in funzione della progressione della patologia. L’animale ha riluttanza a muoversi, l’andatura è incerta e rigida, in particolare sul posteriore, il cane tende a incespicare anche nei più piccoli ostacoli. Nei casi più gravi si avrà un notevole irrigidimento del rachide e conseguentemente di tutti e quattro gli arti fino alla totale paresi. Questi segni clinici sono dovuti ad un’azione infiammatoria a carico dei tessuti vicini alla zona colpita con conseguente compressione dei nervi spinali che fuoriescono dal segmento colpito. In genere la malattia interessa i soggetti adulti di razza medio grande, in particolare i molossoidi e i boxer sottoposti a lavoro e/o attività sportive. La diagnosi viene confermata mediante una radiografia latero-laterale della colonna vertebrale, in prossimità della regione lombo sacrale includendo nell’immagine anche le ultime tre vertebre toraciche, possibile sede di localizzazione della patologia.

La Spondilosi deformante è un processo infiammatorio cronico degenerativo che coinvolge le articolazioni tra i corpi vertebrali del rachide caratterizzato dalla formazione di vegetazioni ossee (osteofiti) a ridosso degli spazi intervertebrali.
Queste neoformazioni ossee si possono rilevare sia nella porzione toracica, che in quella lombare e lombosacrale della colonna vertebrale. L’immagine radiologica disegna questi osteofiti come prominenze radiopache (cioè della stessa immagine dell’osso) di differenti dimensioni, che nel tempo tendono ad ingrandirsi assumendo una figura caratteristica detta a “becco di pappagallo”. Nei casi gravi o in quelli molto avanzati questi ponti ossei tendono ad unirsi tra loro, anche se il più delle volte vi è una semplice “interdigitazione”, cioè una sovrapposizione degli osteofiti stessi soprattutto nei tratti della colonna vertebrale che possiede una maggior mobilità; l’immagine radiologica dà la sensazione della formazione di un solido ponte osseo quando in realtà si ha un’adiacenza dei processi di neoformazione provenienti dal margine dei corpi vertebrali di due vertebre adiacenti. Gli osteofiti non sono presenti solo nella parte ventrale della colonna, ma possono espandersi intorno a tutto l’anello del corpo vertebrale assumendo più la conformazione di un collare che di uno sperone osseo; questo determina un restringimento dei fori di eminenza dei nervi spinali posti latero-superiormente nello spazio tra i due corpi vertebrali adiacenti. Osteofitosi a “collare” della parte destra del corpo vertebrale di L4. La parte tratteggiata è il margine del corpo vertebrale; tutta la porzione superiore è costituito da osso di neoformazione. Il segno rosso identifica la zona di uscita del nervo spinale.
La Spondilosi deformante (SP) è stata catalogata nel corso degli anni con varie classificazioni che tenevano conto dell’età dell’insorgenza del soggetto colpito, della componente biomeccanica o traumatica determinante la lesione, delle cause degenerative a carico del disco intervertebrale e della sua componente genetica.
La causa della degenerazione della colonna è da attribuire ad un tentativo di riparazione dovuto ad un insulto del tessuto articolare continuo e ripetuto, soprattutto in corrispondenza degli ultimi spazi intervertebrali toracici e dei primi lombari, laddove esiste una maggior flessibilità della colonna vertebrale. L’incidenza e le dimensioni degli osteofiti aumentano con l’età, tanto che nei soggetti di età superiore ai 10 anni, vi è quasi sempre la presenza di grosse osteofitosi del tratto lombare e lombosacrale, reperiti casualmente in radiogrammi effettuati in corso di altri accertamenti diagnostici.

Sintomatologia
La sintomatologia è la più varia e la più aspecifica di tutte le patologie che coinvolgono il rachide del cane. La fase acuta si ha quando un ponte osseo, che di per sé non aveva mai provocato nessun sintomo particolare, si frattura a causa solitamente di traumi tra i più disparati:
Osteofitosi tra T12 e T13. Le zone più scure a carico del ponte osseo (più radiotrasparenti in gergo tecnico) sono dovute a microfratture (di origine traumatica). Questo determina l’infiammazione e la dolorabilità della zona corse con arresti violenti, giochi smodati caratteristici della razza, attività sportiva come salti della palizzata o prese violente sulla manica del figurante, incidenti stradali o torsioni passive della colonna prodotte da manualità coercitive. Questa forma porta a diversi gradi di dolorabilità facili da provocarsi che superano la forte tempra del Boxer, che risponde con estrema aggressività anche al padrone, immobilità e irrigidimento del rachide e conseguentemente di tutti quattro gli arti, costipazione ed incontinenza urinaria normalmente in decubito laterale.
Questi segni clinici sono dovuti all’infiammazione dei tessuti vicini alla zona colpita con conseguente interessamento dei nervi spinali che fuoriescono dal segmento colpito.
Sono senz’altro più frequenti, e nello stesso tempo più subdoli, i segni clinici cronici e subcronici della SP. Si possono già apprezzare in giovane età, intorno all’anno, quando si possono notare atteggiamenti caratteristici che hanno tutti lo stesso fine: sgravare la colonna dal peso del corpo e nelle andature aumentare il carico sugli arti anteriori scaricando il posteriore che perde parte della sua funzionalità propulsiva. Il cucciolo predisposto preferisce mangiare con la ciotola leggermente sollevata, altrimenti porta in maniera abnorme il posteriore sotto di sé per distribuire il più possibile il peso su tutta la colonna. Nell’adulto l’andatura è incerta e rigida e, se in movimento libero, tende a incespicare anche nei più piccoli ostacoli; il posteriore tende ad essere sempre “sotto di sé” con il collo e la testa abbassati;
Tipico atteggiamento colpito da S.P. posteriore sotto di sé con collo e testa fortemente reclinati verso il basso. Grave forma degenerativa dei corpi vertebrali molto frequenti sono le zoppie da alterata postura, dovute a un atteggiamento difensivo del rachide a discapito di altre parti; per esempio andature rigide del posteriore, facile da rilevare in caso di SP, portano a microtraumi del ginocchio, con sviluppo di artrosi secondarie. Anche il piede è sottoposto a un deficit posturale che ne determina un arrossamento e una dolorabilità che peggiora la sintomatologia generale della malattia, che, nei casi cronici, è di difficile apprezzamento, data la caratteristica tempra del Boxer che tende a mascherare questi dolori sordi e subdoli ingannando anche il più accorto padrone. Un aspetto da non sottovalutare è la presenza di grosse osteofitosi della porzione lombare e lombosacrale in femmine scelte per la riproduzione; in questo caso il pericolo di ricorrere a tagli cesarei è aumentato, dato che l’osso neoformato restringe il canale pelvico determinando la difficoltà meccanica nel passaggio del feto attraverso il canale del parto. Sempre nell’ambito della riproduzione anche il maschio può andare incontro a problemi di accoppiamento, dovuti alla rigidità della colonna vertebrale che può ostacolare i normali movimenti coitali.

Caso clinico omeopatico:

Spondilartrosi vertebrale deformante, osteofitosi nel cane

RX latero-laterale tratto lombo-sacrale

Lupis è un pastore tedesco, maschio di 11 anni che improvvisamente inizia a manifstare una zoppia all’arto posteriore sinistro con deficit neurologico evidente e algia alla manipolazione. L’andatura è fortemente claudicante (vedi video 1

Spondilartrosi vertebrale deformante, osteofitosi nel cane
) ed è evidente una manifesta rigidità della colonna vertebrale. All’esame radiografico si evidenzia una spondilartrosi vertebrale di III grado.

I sintomi omeopatici scelti per la repertorizzazione del caso, sono:

1.    SINTOMI GENERALI – ESOSTOSI

2. ESTREMITÀ – ESOSTOSI

3. SCHIENA – ESOSTOSI del sacro

4. SCHIENA – RIGIDITÀ – Lombare, regione

5. SCHIENA – RIGIDITÀ – Sacrale, regione

Diagnosi differenziale: Rhus-t.,  Sil., Sulph., Staph.,  Bar-c.,  Calc-f., Phos.

Prescrizione: RHUS-TOX 7 CH 3 granuli sciolti in poca acqua mattina e sera.

Follow-up: dopo 2 giorni dall’inizio della cura, Lupis cammina meglio, si alza senza fatica e il deficit neurologico è notevolmente migliorato (vedi video 2

Spondilartrosi vertebrale deformante, osteofitosi nel cane
). Rimane evidente una lieve zoppia all’arto posteriore sinistrodi cui però non trascina più il piede sulla parte dorsale. La cura con Rhus-tox continua fino a un netto miglioramento della fase acuta.

Copyright © 2009-2010 - Olikos - Dr. David Bettio, Med. Vet.

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